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  • Immagine del redattoreMarco Tavola

PERCHÉ INIZIARE L'ESERCIZIO FISICO È COSÌ DIFFICILE… MA FONDAMENTALE?



Iniziare qualcosa di nuovo può essere spaventoso

I propositi e i nuovi inizi sono spesso accompagnati dal susseguirsi intrecciato di obiettivi, desideri e paure che, più o meno consapevolmente, coltiviamo dentro di noi. Con il tempo siamo diventati molto bravi ad aggirare queste emozioni e senza sforzarci troppo siamo in grado di trovare solide giustificazioni che ci permettono di rimandare o evitare l’inizio di un percorso. Quante volte ci siamo detti “questo non è il momento adatto”, “ora non mi sento pronto”, “questa cosa non fa per me”, “in questi mesi non ho proprio tempo”, “sono troppo stanco, non ho le energie per farlo”. Ma siamo davvero certi che queste frasi corrispondano al vero? Oppure rappresentano una sorta di elegante scusa per mantenerci in sicurezza evitando di esporci a qualcosa di nuovo che non conosciamo e in cui potremmo non essere capaci?


In base alla personalità di ognuno e alla situazione specifica, ciò che ostacola l’avvio di un percorso di allenamento può assumere forme differenti ed eterogenee. Il timore del fallimento e il timore del giudizio sono forse le paure più frequentemente diffuse ma non mancano casi in cui a bloccare la persona potrebbe essere la paura del movimento stesso


Chi svolge una vita tendenzialmente sedentaria, non pratica sport da molto tempo o non ne ha mai praticato, può sperimentare grandi difficoltà nell’approcciarsi a un esercizio fisico regolare. In queste e altre situazioni è spesso presente il timore di non essere sufficientemente capaci; “e se mi chiede di fare un esercizio che non so fare? e se poi sbaglio a fare l’esercizio? e se non ci riesco?”. Iniziando qualcosa di nuovo è normale commettere degli errori, sbagliare, non riuscire, specialmente se non si hanno esperienze pregresse in quel campo. Si tratta del primo e inevitabile processo di apprendimento, lo stesso che da bambini attraversiamo quando impariamo a camminare. Ogni cosa ha origine con l’azione; senza il susseguirsi di prove ed errori tutto ciò che viene dopo resta inaccessibile, compreso il miglioramento della performance. Darsi la possibilità di essere dei principianti significa anche darsi la possibilità di scoprire che, un movimento difficile il primo giorno, potrà essere più semplice il secondo giorno e che, ripetendolo, diventerà sempre un po’ meno spaventoso


Il continuo confronto con gli altri e gli standard irrealistici dilaganti sui social network possono rappresentare un ulteriore ostacolo all’inizio di un percorso di allenamento. Entrambi alimentano il timore di essere giudicati negativamente, allontanano la persona dai propri obiettivi, generano insoddisfazione e danno libero sfogo all’autosvalutazione di sé e del proprio potenziale. Andare oltre questa preoccupazione non è facile. Eppure, ogni persona è diversa, possiede ritmi unici, esigenze specifiche, corpi differenti che rispondono in modo peculiare agli stimoli. Essere consapevoli di queste differenze è fondamentale per legittimarsi i propri tempi, i propri obiettivi e il proprio percorso, unico e individuale, proprio perché personale e non di qualcun altro. 



Una casistica particolare riguarda infine l’ipotesi di infortuni, interventi chirurgici o condizioni di dolore cronico. In queste situazioni le persone potrebbero aver sviluppato nel tempo la paura condizionata del movimento. Questa forma di autoprotezione, fondamentale e necessaria nella primissima fase di degenza in cui i tessuti devono tornare a una condizione di normalità, può diventare controproducente se protratta nel lungo termine. Anticipare la sensazione dolorosa ed evitare di muovere il distretto corporeo interessato dalla lesione e/o dal dolore per il timore di “sentire male”, può facilmente innescare un circolo vizioso deleterio che impedisce alla persona di acquisire mobilità articolare, rinforzo muscolare e senso di sicurezza. Una volta ottenuto il via libera da parte del medico specialista, è fondamentale poter ristabilire il precedente funzionamento della zona interessata dall’infortunio o dall’intervento, senza evitamenti o compensazioni di altro genere. Potersi fidare e (ri-)affidare progressivamente al proprio corpo è centrale, non solo per il raggiungimento del benessere fisico, ma anche e soprattutto per la componente di autoefficacia che ne deriva e il maggiore benessere psicologico



Iniziare qualcosa di nuovo che si desidera fare e che potrebbe incrementare il proprio benessere è difficile. Significa uscire dalla propria zona di comfort, tanto cara e conosciuta, per avventurarsi lungo percorsi e strade inesplorate. Significa esporsi alla possibilità di sbagliare, di essere giudicati, di fallire, di non essere i migliori. Significa anche prendersi un impegno, primariamente con se stessi, da cui derivano inevitabilmente delle responsabilità (ancora una volta verso se stessi). Tutto ciò può sollevare paure e incertezze tenendo la persona bloccata nell’immobilità delle proprie eleganti scuse protettive. Al tempo stesso, è ugualmente vero che restare fermi non aiuterà a sentirsi meglio se quello che si desidera autenticamente è un cambiamento. 


Iniziare è il passo più faticoso da compiere, il primo vero traguardo, non un punto di partenza. Provare paura e avere delle preoccupazioni è normale; sono segnali che qualcosa di importante per noi è in gioco. Se comprese e accolte, queste emozioni possono rivelarsi preziose alleate nel processo di crescita personale e di incremento della performance. Ogni cosa nuova ha bisogno di tempo per essere appresa, nonché di prove, errori ed aggiustamenti per essere potenziata. Rispettare la propria unicità ed essere gentili con se stessi è la chiave per aprirsi al cambiamento. In questo modo, sarà possibile concedersi l’opportunità di sbagliare e di crescere avvicinandosi progressivamente ai propri obiettivi, un passo alla volta, partendo dal più complicato ma imprescindibile primo passo: l’inizio.


































Dott. ssa Mary Agata Sangalli - Psicologa clinica

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